venerdì 5 aprile 2013

Caro Borruso, vuoi proibire il «non lavoro» e la previdenza privata non corporativa?



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Caro Silvano,

nella tua ultima risposta scrivi che a discriminare il lavoro da ciò che lavoro non è dev'essere la natura delle cose. Ebbene, naturalmente nel mercato (inteso nel senso più ampio) abbiamo vari operatori i quali non tutti mi par di capire che rientrerebbero nella tua definizione di lavoro. Mettiamo il caso di un cartomante, ad esempio, o di un giocatore di calcio. Secondo te qualcuno dovrebbe avere il compito di vietare simili attività o di impedire che siano remunerate?

Riguardo la tua proposta relativa alla previdenza corporativa e privata trovo di enorme interesse il fatto che non sia statale (con tutto ciò che in termini di libertà comporta), ma non comprendo se per te essa dovrebbe essere esclusivamente corporativa oppure se ognuno potrà continuare a scegliere tra le varie possibili offerte di previdenza privata. Sulla domanda che ti ho fatto relativa a chi avrebbe il compito di legiferare non è per me molto chiara la tua risposta. Hai scritto che «ci vogliono giuristi che sottoscrivono il giusnaturalismo». Chi stabilirebbe chi è un giurista giusnaturalista? Basta dichiararsi tali per poter fare le leggi?

Scrivi anche che «le corporazioni dovrebbero apportare modifiche danneggianti gli interessi particolari, proprio per favorire il bene comune e quindi l’interesse generale», ma se ci si trova di fronte a riforme (mettiamo quella della moneta geselliana, ad esempio) che vanno contro gli interessi di una categoria particolare (ad esempio le società finanziarie), ma a favore di tutti gli altri, perché la categoria in questione dovrebbe impedire quello che è il bene dei più?

Con stima,

Massimo

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